Parliamo di guerra e pace

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Elezioni in Russia e le responsabilità di Putin e dell’occidente

Esempi di osservazione zen della politica. Elezioni politiche in Russia.
Vince Putin con oltre l’85% dei voti.
Elezioni farsa? No. Elezioni democratiche? No.
Il dato più importante è che siano andati a votare il 10% di cittadini in più dell ‘ultima volta. Questo significa che è aumentato il consenso dei russi per Putin. La maggioranza del popolo russo ha votato e ha votato a sostegno del regime.
Non sono però elezioni democratiche per l ‘eliminazione preventiva dei due candidati della opposizione. Uno eliminato per via giudiziaria ( culminata con la morte) e l’altro per via burocratica non accettando la presentazione della lista. La presenza di altri oppositori interni al regime, sostenitori della guerra, predestinati a percentuali simboliche sono lo specchio delle urne trasparenti.
Quindi i due fronti politici pro e contro Putin hanno dato una interpretazione manipolata e faziosa di queste elezioni. Come lo è la conclusione degli uni a dire che bisogna accettare il responso elettorale come “giusto” e si congratula con Putin e la conclusione degli altri che con la definizione di farsa nascondono la realtà è che i russi sono in grande maggioranza con Putin. Del resto ci sono precedenti storici sia in Germania come in Italia, di una maggioranza di cittadini che nonostante le violenze e le intimidazioni palesi contro le opposizioni al regime, votarono a favore del regime. Il popolo non ha sempre ragione.
La verità è che non si dovrebbe identificare il voto con la ragione. Perfino nelle democrazie si interpreta erroneamente il voto in tal senso. Mentre l ‘esito del voto va rispettato cosa ben diversa dal considerarlo “giusto “.
Questa mancanza di osservazione oggettiva ( o zen ) della realtà , analizzando i conflitti internazionali, utilizzando gli occhiali delle appartenenze ideologiche, le cui narrazioni vedono pregiudizialmente i protagonisti come i buoni e i cattivi, costituisce il maggior ostacolo alla risoluzione dei problemi perché le prese di posizioni pregiudiziali tendono a nascondere, minimizzare, i torti della “propria parte ” e le ragioni dell’altra parte.
Tale mancanza di obiettività si riflette poi nell’utilizzo del contesto storico per piegarlo a giustificazione delle analisi contemporanee monche e manipolate. Come, ad esempio, succede in chi legge l’autarca Putin come il nuovo Hitler per evidenziare il fatto oggettivo dell’invasione coi carri armati della Ucraina, paventando che questo atto di guerra sia l ‘inizio di un progetto di restaurazione dell’impero sovietico, per nascondere la realtà di una politica statunitense, tramite la Nato, per accerchiare e indebolire la Russia.
A me pare fondamentale ricordare che la volontà dei Paesi in questo mondo, erede della spartizione delle zone di influenza decisa a Yalta, può essere sovrana, ma non può non tenere conto di un equilibrio tra le grandi potenze che non è più basato sull’equilibrio armato di Nato e Patto di Varsavia, visto che sul campo è rimasto solo la Nato dopo il crollo dei regimi comunisti e in forza dell’autodefinizione della Nato di forza militare di difesa. Minimizzare o negare le ragioni russe nel sentirsi minacciati dalle basi missilistiche ai propri confini, non è un presupposto accettabile, nell ‘ottica di un compromesso. Prendere atto dì questa realtà pone il quesito se la sovranità dei Paesi confinanti che formalmente e giuridicamente dovrebbero avere piena libertà di decidere di voler fare parte della Nato e avere basi militari, in questo contesto internazionale, non dovrebbe essere stemperata, individuando un area neutrale e smilitarizzata tra i Paesi del patto atlantico e la Russia. Per me è si.
Ricordiamo che Kennedy rischiò la guerra mondiale perché si sentiva minacciato dai missili a Cuba e che ne uscì proponendo in cambio dello smantellamento delle basi missilistiche, la rimozione delle proprie basi in Turchia. Cioè si valuto ‘ prevalente il rispetto del senso di sicurezza delle grandi potenze, limitando il diritto sovrano di Cuba e Turchia. Fu un compromesso per evitare la terza guerra mondiale.
Oggi, se osserviamo la realtà e la Storia che ha determinato questa realtà, tenendone conto, senza far prevalere quei principi assoluti che vorrebbero imporsi in nome della propria visione del mondo, non dovremmo riconoscere la necessità di un compromesso storico che includa anche i timori che giudichiamo infondati dell ‘altra parte? Sempre che tutti gli attori vogliano evitare davvero la guerra.

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