Scalfari e Onda Verde

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Diventare redattore dell’Espresso:
Occasione perduta o scelta consapevole?

La morte di Eugenio Scalfari mi ha riportato a quel lontano 1966/1967, quando con Marco Maria Sigiani, Antonio Pilati, Granfranco Sanguinetti pubblicavamo a Milano, Onda Verde, il giornalino che copriva lo spazio di congiunzione e riflessione tra i ragazzi scappati di casa e gli studenti insofferenti dell’autoritarismo scolastico. Memorabile per la lucidità analitica, ricordo un articolo preveggente di Marco Maria che prevedeva l’avvicinarsi di una ribellione studentesca, qualche mese prima delle manifestazioni di sociologia a Trento..
Che c’entra Scalfari? C’entra, perchè in quel periodo, era direttore dell’Espresso, incocciò in Onda Verde e ci contattò, chiedendo una nostra firma per il suo giornale, all’epoca il settimanale di punta della sinistra laica. Voleva un redattore che si sarebbe dovuto occupare del mondo giovanile.
Ne parlammo. Sembrò una opportunità e rispondemmo di ma la firma sarebbe dovuta essere collettiva, Onda Verde.
Scalfari rispose che era impossibile,doveva essere uno di noi, in rappresentanza del nostro gruppo ma la firma doveva avere un nome e cognome.
Ci riunimmo di nuovo. Io ero per il no o la firma Onda Verde o niente. Gli altri furono più morbidi,evidenziando quanto potesse essere utile avere una sponda nostra in un giornale istituzionale, un redattore che potesse rappresentare le nostre istanze. E loro proposero fossi io a diventare quel redattore “nostro” perchè incarnavo di più “l’espressione del movimento”.
Chiesi di pensarci su e ne parlai con la mia innamorata dell’epoca,Lorenza una splendida borghese diciottenne, figlia di un grande architetto milanese, per la quale avevo perso la testa.
Lei mi disse: “Ma non ci devi neanche pensare, è una occasione unica, ti si aprirà un mondo, hai vent’anni, l’Espresso è il settimanale più prestigioso che esista, saresti il redattore più giovane e riconoscibile di tutta la stampa italiana…”.
Avevo perso la testa per Lorenza, ma non del tutto. E quelle parole mi risuonarono in testa, come un campanello d’allarme.
Quel “ti si aprirà un mondo” lo percepii come una gigantesca trappola in cui rischiavo di cadere.
Un passare dal nostro mondo alternativo in cui andavo per strada, coi capelli lunghi, vestendo le giacche colorate del mercatino londinese di Portobello, a vendere Onda Verde, dove c’era il pensiero di quello che vivevamo in prima persona, ad un altro mondo con quelli alla scrivania, in giacca e cravatta e camicia bianca che scrivevano di cose che non vivevano, che non conoscevano.
Quello che per Lorenza rappresentava il massimo della mia aspirazione, visto che scrivevo su un giornalino letto da quattro gatti, guadagnandomi da vivere vendendolo all’uscita dei cinema, per me acquistò il sapore di una vendita dell’anima.
Tornai dai miei amici e dissi di no e feci presente che chiunque di noi avesse accettato avrebbe corso il rischio di “passare dall’altra parte”.
Così lasciammo cadere la proposta di Scalfari. Lorenza lasciò cadere me,spezzandomi il cuore (tentai il classico suicidio romantico, giovanile, correndo in moto di notte in via Dante a occhi chiusi ).
Sopravvissi come tutti. E poco dopo scrissi quel volantino contro l’esercito che avrei distribuito alla parata militare del 2 giugno, procurandomi il primo arresto.
Insomma rimasi un ragazzo di strada, senza donna, senza soldi ma fedele a se stesso.
Dai, a vent’anni mica male no?

2 risposte

  1. Ma c’è poi stata almeno una fidanzata che ti abbia sostenuto nelle tue scelte di vita? Non deve essere stato facile nemmeno con quelle sannyasin immagino ;D baci a coriandolo

  2. Che tuffo nel passato, wow! (l articolo su Scalfari/Onda verde)
    Perché nn riporti qualche articolo di Onda verde ?! così, per fare ancora uno o due tuffetti …
    ciao

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