Passato e Presente

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La costante del potere, oggi come allora è di temere le esperienze
che non possono controllare.

Una riflessione rivolta al passato ma forse utile per capire il presente. Oggi è difficile trovare qualcuno.in ogni campo della vita sociale, che abbia oltre i cinquanta anni, che non ricordi i festival di ReNudo di Ballabio, Zerbo, Alpe del Vicerè e i tre del Parco Lambro come patrimonio della memoria storica della cultura giovanile di un epoca. Ma quasi nessuno sa che nessuno e dico nessuno di quei festival, fu mai autorizzato dalle relative giunte comunali.
Tutti e dico tutti, furono organizzati, promossi e vissuti nella totale illegalità. Sempre rischiando di venire attaccati dalle foze dell’ordine o dalla polizia locale.
Ci furono boicottaggi, ci fu a volte negato l’allacciamento enel, ci furono posti di blocco per fermare l’afflusso, come a Zerbo, dove a migliaia di persone fin dal giorno precedente al festival fu impedito di raggiungere lo spiaggione del Po’ dove si stava allestendo il palco.
Durante il terzo fesival al Parco Lambro nel 1976, dopo le violenze gestite da Autonomia Operaia in competizione con Lotta Continua per l’egemonia nei quartieri periferici, dovetti fronteggiare il vice questore Vittoria con la celere schierata pronta ad invadere il festival, riuscendo all’ultimo momento a far ritirare l’ordine irresponsabile.
Cosa voglio dire con questo? Che il potere politico non ha mai avuto la capacità di comprendere il movimento culturale in atto, come espressione evolutiva della società. Non solo, ma lo temeva. Perfino davanti alle centinaia di migliaia di lombardi che venivano ai festival del Parco Lambro, con i programmi delle serata in prima pagina sui giornali della sera, le giunte di “sinistra” ebbero il coraggio di dare i permessi.
Non autorizzarono mai nulla. Noi chiedevamo e loro non rispondevano mai. E tornando a oggi è bene riflettere sul fatto che la politica non è cambiata.
La realtà di una cultura emergente che oggi vede decine di migliaia di giovani ed ex giovani, che hanno abbandonato il mondo ufficiale e hanno dato vita a migliaia di aggregazioni comunitarie integenerazionali, nelle campagne di tutto il Paese, senza aiuti politici o facilitazioni delle amministrazioni locali.
Esperienze e progetti visti con diffidenza o con indifferenza nella stragrande maggioranza dei casi. Una vera e propria rivoluzione culturale di vita alternativa a quella sempre più espressione del modello unico promosso dalla cultura dominante.
Percè oggi come allora il potere teme quello che non può controllare. Poi si lamenta perchè pochi di loro vadano ancora a votare.

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