L’attrazione per il negativo

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Il giudizio dell’altro, vedere gli aspetti negativi del prossimo ci fa sentire più buoni…

L’attrazione per il negativo sembra essere irresistibile.
Sul web poi si amplifica con un tam-tam che viaggia alla velocità del click.
Giudicare il prossimo, magari basandosi su quello che compare sui giornali o per una ipotesi di reato, senza davvero conoscere la persona o i fatti sembra aver attecchito anche in ambienti assai “spirituali”.
Magari costoro non sanno che nella maggioranza dei casi, quello che sembrava poi si rivela infondato. Già perché la notizia dell”accusa va in prima pagina, quella dell”assoluzione la devi cercare tra le notizie brevi.
Si lo so in teoria sono tutti d’accordo che questa è la realtà, ma poi nel quotidiano, nella vita concreta prevale il giudizio sommario, il sarcasmo, la condanna.
Ci si sente più buoni perché ci sentiamo così diversi dai mostri sbattuti in prima pagina.
Eppure, al di là dei Maestri spirituali che ci mettono in guardia sul meccanismo del giudizio, basterebbe ricordarsi di Gaber quando invitava anche a guardare il Berlusconi dentro di noi, mentre giustamente si analizzava il fenomeno sottoculturale che stava contaminando il modello culturale dominante creato dal cavaliere.
Mi viene anche in mente quello che dicevamo negli anni ’70, quando la sinistra extraparlamentare mitizzava gli operai come i soggetti rivoluzionari senza macchia, e noi di renudo dicevamo che magari dopo il lavoro tornavano a casa e menavano moglie e figli scaricano la loro frustrazione. E che nelle case loro diventavano i padroni e moglie e figli gli oppressi.
L’invito è ad osservare le cose del mondo ma senza farsi contaminare dal meccanismo che tende a trasformarci in giudici, quando molto più spesso noi siamo indotti a credere, senza veramente sapere.
Riscopriamo la prudenza anche quando ci sentiamo giustamente indignati dagli orrori che si susseguono nel mondo.
Teniamo sempre viva la fiammella di consapevolezza di quanto siamo manipolati e condizionati dall’informazione e spesso anche dalla controinformazione. E invece di giocare ad essere i buoni insultando i cattivi, usiamo al meglio il male che vediamo fuori, come specchio del male che abbiamo dentro. Per ridurne l’ampiezza.
Più vediamo le nostre ombre, più faremo emergere la nostra luce.

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