Un documento del sindacato dell’ISS

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I lavoratori dell’Istituto Superiore di Sanità denunciano come fossero prive di fondamento le motivazioni che furono alla base delle politiche discriminatorie del Covid

“Sono stati imposti vaccini genici di nuova generazione, per i quali non erano esaustivi i dati di sicurezza ed efficacia. Le case farmaceutiche dovranno presentare i dati di efficacia e sicurezza, a breve, il che testimonia che i farmaci imposti ai lavoratori erano ancora sotto sperimentazione.
Nel periodo della pandemia molte Istituzioni hanno adottato misure drastiche per contenere la diffusione del virus, inclusa l’obbligatorietà vaccinale per il personale sanitario e altre categorie di lavoratori essenziali. Queste misure sono state giustificate dall’urgenza di proteggere la salute pubblica. Tuttavia la letteratura scientifica e le stesse case farmaceutiche avevano specificato che i vaccini sperimentali non erano stati testati per bloccare la trasmissione del virus, ma solo per la prevenzione del covid. Pertanto l’imposizione ai lavoratori di questi trattamenti non poteva soddisfare la necessità di una solidarietà collettiva , contraddicendo quella narrazione che aveva portato persino la Corte Costituzionale ad approvare gli obblighi vaccinali, in quanto il presunto principio di solidarietà avrebbe prevalso sui Diritti individuali. Principio di solidarietà che però non esisteva nella realtà scientifica”.

Chi ha preso questa posizione e’ il solito no vax?
No, e’ il calibrato, cauto,rispettoso pensiero dei lavoratori del sindacato dell’Istituto Superiore di Sanità, Uno dei massimi enti di ricerca in Italia.
Il sindacato sottolinea inoltre come le misure coercitive adottate, abbiano sollevato gravi preoccupazioni riguardo i diritti del lavoratori, citando numerose sentenze che hanno dato ragione ai lavoratori sospesi.
Quello che il sindacato non ricorda, è che conseguenza di tutto ciò è stata anche il propagandare una verità di Stato trasmessa come fosse supportata da verità scientifiche, coinvolgendo la presidenza del Consiglio, il Presidente della Repubblica, giornali, telegiornali, conduttori televisivi in centinaia di trasmissioni in cui veniva costantemente negata la realtà di un vaccino ancora sperimentale, facendo credere che invece fosse sicuro e che garantisse la protezione dal virus.
E d’altra parte oggi, alla luce di quanto è emerso in questi tre anni e qui descritto ( in parte) dai lavoratori dell’Istituto Superiore di Sanità, invece di ripensare e rivedere la politica sanitaria attuata, al contrario, prevale la scelta politica omissoria, di non comunicare, di non commentare, di tenere all’oscuro la popolazione. Come ci fosse una sorta di ragion di Stato che motivi questa scelta. Perchè?

Io credo che l’unica spiegazione sta nel non poter ammettere di aver agito, deliberato e narrato millantando verità e certezze che in massima parte si sono poi rivelate false. Manca cioè il coraggio di dire, ci siamo trovati davanti a qualcosa di sconosciuto, ci siamo fidati dei nostri esperti scientifici, abbiamo sottovalutato i conflitti di interesse di tali esperti e le case farmaceutiche produttrici, abbiamo avuto paura di non poter fronteggiare l’epidemia e abbiamo sbagliato.
Mi rendo conto che, avendo attuato misure restrittive che hanno messo in ginocchio l’economia di mezza Italia, che hanno devastato la psiche di una intera generazione di giovani, pur sapendo che altri Paesi come Svezia, Norvegia, Finlandia avevano preservato dalla vaccinazione e dall’isolamento i propri ragazzi, non sia facile ammettere gli errori fatti senza perdere credibilità. Credo non sia facile ammettere che tanti dei dubbi e delle previsioni espresse all’epoca da minoranze mediche che venivano tacciate di cialtroneria, si siano oggi rivelate giuste.
Mi chiedo se per lo meno il sapere di aver sbagliato, almeno possa far riflettere i nostri politici in Europa, dall’evitare un proseguo ancora più drammatico per il futuro. E cioè dare ancora credito a quell’organizzazione Mondiale della Sanità, che per la crescente presenza di Fondazioni e multinazionali del farmaco negli indirizzi di politica sanitaria, chiede di avocare a se il diritto di decidere e obbligare gli Stati membri a sottostare alle proprie decisioni.

Non si tratta qui di dividersi tra essere a favore o contro il principio vaccinale. Ma di salvaguardare il Diritto a scegliere tra cura e vaccino. E rispettare la libertà di scelta.
Soprattutto dopo l’esperienza del covid.
Una cosa è non avere il coraggio di ammettere i propri errori compiuti in stato di ignoranza, altra cosa è avere il coraggio di continuare a commettere gli stessi errori in stato di conoscenza.

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