Nando Dalla Chiesa e Andreotti

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L’intervista di Massimo Giletti su Rai 3 a Nando Dalla Chiesa e i rapporti di suo padre, il prefetto Carlo Alberto, con Giulio Andreotti

Guardavo la Nazionale, poi quando l’Italia ha segnato, ho fatto un rapido zapping e su rai tre ho visto un primo piano di Nando dalla Chiesa e mi sono fermato.

Il figlio del generale DallaChiesa, negli anni ’90 è stato, insieme a Claudio Fava e Leoluca Orlando, uno dei fondatori della Rete , un movimento politico nato in quegli anni, l’unico che vagamente mi incuriosiva anche perché avevo saputo che nel gruppo lombardo, avevano letto e discusso Politica e zen, il Manifesto che mi diede da scrivere Osho; non credo perché fossero interessati a Osho, più probabilmente furono colpiti come tanti, perchè Gabriele Salvatores in una intervista fiume sul Corriere della Sera , l’aveva citato con intelligenza, parlando del suo Mediterraneo. Ma al di là della motivazione, mi colpi ‘ molto che il libro avesse suscitato un interesse proprio in una area politica che idealmente sentivo come un possibile interlocutore. Se non fossi stato responsabile di Osho Miasto, in un momento difficile per la comunità, sarei andato a Milano ad annusare questo gruppo particolare nell ‘area della sinistra, che purtroppo ebbe vita breve.
Tuttavia la figura di Dalla Chiesa mi rimase impressa, anche per averlo sentito parlare quale candidato alle Europee del ’91.

Poi l’ho perso completamente di vista fino a oggi, ospite in un nuovo programma su RAI3 condotto da Giletti. Mi ha colpito ancora Nando dalla Chiesa, tutto imbiancato e con la faccia segnata dal tempo, ma soprattutto per le parole sofferte che condivideva con il conduttore, che lungi dall ‘essere il manipolatore viscido del tempo del covid, mostrava una reale empatia con lui. Ma quello che mi ha preso completamente e mi ha fatto fermare fino alla fine della intervista, dimenticando la Nazionale, stato quello che ha detto. E il modo in cui l ‘ha detto. Tra il dolore del ricordo e la fermezza priva di risentimento con cui senza sottintesi e giri di parole ha raccontato di come il Generale Dalla Chiesa, suo padre, da Prefetto di Palermo, mise sotto inchiesta l’area politica della città intorno al sindaco Ciancimino, grande elettore di Andreotti ed espressione della politica siciliana collusa con la mafia. Certo cose già note, già lette e sentite all’epoca, ma il fatto nuovo nel racconto di Nando Dalla Chiesa, oltre al parlare in prima persona,di cose vissute e sentite dal padre, è stato il condividere dei momenti anche intimi, riportati in un diario del Prefetto, che il figlio non ha mai voluto rendere pubblico per pudore, essendo intriso di affetto famigliare. Facendo un unica eccezione, con il giudice Falcone, che a sua volta rispetto’ l ‘impegno alla riservatezza richiestogli da Dalla Chiesa.

La narrazione che è seguita è stata una accusa ferma e sofferta della responsabilità morale di Giulio Andreotti nell’attentato al padre, in particolare riportando un colloquio che il Generale ebbe con Andreotti, poco dopo il suo insediamento in Prefettura, in cui senza giri di parole disse al Ministro che non avrebbe avuto alcun riguardo ai suoi grandi elettori siciliani. E che la la settimana successiva, Andreotti, che teneva una rubrica in un settimanale dell ‘epoca, scrisse che la nomina di Dalla Chiesa a Prefetto di Palermo è stato un errore del governo, che avrebbe dovuto essere inviato a Napoli dove realmente lo Stato era minacciato.

Infine devo riconoscere che oltre al dettagliato racconto
sono stati puntuali e utili alla comprensione del quadro politico mafioso dell ‘epoca, inserti filmati e recitati di discorsi del Generale Dalla Chiesa, in particolare l ‘ultimo che fece in cui traspariva chiara la denuncia di essere stato lasciato solo. Cosa che d’altra parte Nando racconta, iniziò da subito, quando sbarcò al porto di Palermo, alle 6 del mattino e non c ‘era nessuno ad accoglierlo.

Mi è piaciuto molto anche l’accostamento tra Nando con la sua storia di sinistra e della sorella Rita con la sua storia di destra, quando Giletti ha mandato in onda un filmato che riportava questo dialogo tra Rita Dalla Chiesa e una giornalista: “Ci sono responsabilità della politica riguardo l’attentato a suo padre?”
“In particolare di un politico”.
“E neanche dopo tanti anni vuole fare il suo nome? ”
,” Preferisco di no per rispetto della famiglia”.
” Era Andreotti?”
E Rita Dalla Chiesa rimane in un lungo triste silenzio, guardando negli occhi la giornalista.

P.S. Giulio Andreotti, più volte Ministro e Capo del governo, non fu mai condannato nei processi, per via di prescrizioni e assoluzioni sconcertanti.
Anche se la Cassazione, come ricorda Nando in questa intervista, lo ritenne responsabile morale dell’omicidio del Prefetto e della moglie.

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