Con la vittoria di Trump si prospettano tempi bui e lampi di luce. Tenendo conto che sia lui che la Harris erano una scelta, una peggio dell’altra
Le elezioni americane si sono concluse con una vittoria netta sia per il numero dei delegati e sia per il voto popolare. Trump avrà la maggioranza sia alla Camera çhe al Senato. Si prospettano cose pessime e cose ottime. Le pessime: pieno sostegno a Netannahu e alle destre israeliane nella politica stragista, l’obbligo per l’Europa di aumentare le spese militari, dove il 2% del pil diventerà il minimo sindacale, aumento dei dazi a protezione della produzione interna usa che penalizzera’ le nostre esportazioni.
Poi forti misure penalizzanti i diritti civili che tuttavia riguarderà il proprio interno, come la vendita libera delle armi pesanti, le limitazioni del diritto all’aborto che speriamo venga temperato dalla moglie che invece è contraria e altro. Infine sul fronte negativo bisogna vedere cosa significa quel “orbanizzare l’America ” che farà contento Orban e Salvini e ridara’ energia alla Meloni della prima ora. Vedremo.
Poi vediamo le cose positive. In primis il riequilibrio nel rapporto ucraina Russia con lo stop al sostegno armato a Kiev, che può facilitare la conclusione della guerra, a meno che l’Europa non si voglia svènare del tutto, facendosi carico da sola del sostegno militare a Zelenski. E poi la nomina per la politica della Salute a Ròbert Kennedy che, come sappiamo, dovrebbe opporsi alla subalternità degli Usa e dell ‘OMS alle multinazionali del farmaco. E questa linea politica sanitaria potrebbe avere anche una ricaduta positiva su quella italiana. Sperem.
Insomma luci e ombre. Di certo, insieme in meglio e in peggio, per quel che ci riguarda, rispetto la palude continuista delle elites sovranazionali che avrebbero segnato la politica della Harris. Riguardo al peggio, per me, più che per i dazi mì pesa sul cuore, il prezzo che pagheranno i Palestinesi con il via libera, di fatto, a ŕadere al suolo Gaza con le conseguenti stragi già in corso. E quel sostegno a Netannahu foriero di un allargamento del conflitto che gli garantisce la sopravvivenza politica.